L'editoriale di quest'oggi 15 luglio a firma di Eugenio Scalfari su La Repubblica titola:"Da Gramsci ad Einaudi per rifondare il paese".
Da rivoluzionari ci sentiamo in dovere di difendere una delle figure chiavi del marxismo rivoluzionario italiano, Antonio Gramsci, che in questo articolo si vede addirittura associato col padre dell'ormai sepolto liberalismo fine-ottocentesco Luigi Einaudi, colui il quale che ha sempre difeso la sacrosanta proprietà privata dei capitalisti ( piccoli e grandi ) ed il diritto, da parte di questi ultimi, di accumulare fortune e ricchezze in un modello di libero mercato che abbia come priorità lo sfruttamento bestiale della classe operaia italiana, come avvenne nei primi anni del Novecento.
La difesa incondizionata
di Scalfari a tutti gli attacchi che questo Governo, rappresentante delle elite
bancarie e imprenditoriali, sta portando avanti nell'arco di questi mesi contro
le masse lavoratrici a furia di tasse (Iva,Imu, accise carburanti, comm.
bancarie ect) e tagli (caso esodati, eliminazione art.18, esautorazione dello
Statuto dei Lavoratori, spending review), è inconfondibile in ogni suo
editoriale che rispecchia la linea del centrosinistra liberale e
riformista.
Sta di fatto che la
rifondazione del capitalismo italiano, su basi riformiste, è pressoché un
lontano ricordo per tutte quelle burocrazie politiche (Prodi, Bertinotti,
D’Alema, Veltroni, Bersani, Vendola, Di Pietro) e sindacali (Epifani,Camusso)
del centrosinistra che hanno da tempo gettato la maschera di difensori della
classe operaia per poter difendere in tutto e per tutto il dominio della classe
capitalistica.
Inoltre assurdo, se non
opportunista e carico di false speranze, è il continuo riproporre,da parte di
Scalfari, di un’apertura verso una nuova stagione del riformismo. Chi smentisce
questa prospettiva, infatti, è la stessa crisi economica del capitalismo che
adotta misure repressive di austerità per poter ripagare gli interessi dei
debiti pubblici nei confronti di grandi istituti di credito e di grandi
banche.
Quindi dove si possono
intravedere margini di concessioni e briciole di miglioramenti se si continua
nel precarizzare ogni forma di lavoro, si continua ad imporre sempre più
sacrifici a migliaia di lavoratori, si continua ad attaccare i diritti dello
Statuto dei Lavoratori, concedendo ai padroni il licenziamento facile come arma
di minaccia?
Il riformismo è
letteralmente morto e sepolto. Ad oggi dobbiamo essere consapevoli che soltanto
due sono le strade percorribili per l’uscita da questa crisi: l’una è quella che
stanno esercitando i Governi del Capitale che massacrano i lavoratori a suon di
manovre, l’altra è quella rivoluzionaria del Governo dei Lavoratori capace di
liberare gli sfruttati dalle catene dell’ oppressione capitalistica e di creare
la vera uguaglianza e solidarietà di classe.
Dinanzi a questa scelta,
sappiamo quale via avrebbe intrapreso il rivoluzionario Antonio Gramsci, una via
che diverge totalmente da quella di Eugenio Scalfari!
Sez. "ROSA LUXEMBURG" - PCL NAPOLI
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