SAVONA. I lavoratori hanno la forza per ribellarsi e cambiare le cose, ma devono usare metodi “forti”: ne sono convinti i rappresentanti del Pcl savonese che danno il loro pieno appoggio a tutte le mobilitazioni in corso e a tutte le vertenze dei lavoratori nella provincia e, in particolare, alle recenti e più radicali lotte sul fronte della Fac di Albisola e degli ex-cantieri Baglietto.
“L’assemblea permanente dei lavoratori Fac che va avanti da mesi e l’annuncio di uno sciopero ad oltranza per i lavoratori dei cantieri di Varazze che sembrano trovare appoggio tra i lavoratori della Cartiera di Varazze sono segnali di una nuova presa di coscienza della classe lavoratrice che deve comprendere che essa avrebbe la forza ed il diritto di pretendere un cambiamento radicale che possa garantire un futuro sicuro ed un lavoro dignitoso e non costantemente denigrato ed attaccato nel nome della massimizzazione del profitto e della ‘competitività’ ricercata nelle trattative al ribasso su diritti, salari, garanzie, salute e sicurezza (come i recenti tragici casi del terremoto in Emilia e delle criminali morti degli operai sui luoghi di lavoro, che sono solo l’ultimo e più eclatante caso balzato alle orecchie di tutti attraverso i media mentre molti altri casi passano in sordina o nel disinteresse generale)” si legge in una nota del PCL Savona.
“Sono troppe le realtà nella nostra provincia di ‘crisi aziendali’ che sono solo lo strumento truffaldino per far passare delocalizzazioni, speculazioni o attacchi ai lavoratori – si continua a leggere – L’unica vera risposta che possa garantire un salto di qualità alle singole vertenze deve essere il coordinamento di tutti i lavoratori che si trovano a dover fronteggiare attacchi padronali e di speculatori; coordinamento che si ponga come obiettivo l’occupazione delle fabbriche e dei luoghi di lavoro, la loro nazionalizzazione attraverso esproprio e l’autogestione della produzione da parte degli stessi lavoratori (come sostenuto da sempre dal nostro partito, come abbiamo sempre dichiarato a mezzo stampa, con volantinaggi alla Fac, ad Albisola, Albenga e Finale Ligure e con l’intervento del nostro portavoce nazionale Marco Ferrando alla Fac stessa). Una proposta per nulla fuori dal normale, basti solo pensare alle tante realtà di autogestione operaia sviluppatesi nel mondo recentemente (ad esempio in Argentina, Venezuela e Grecia), ma queste soluzioni non vengono certo pubblicizzate e rese note perché porrebbero sul tavolo delle opportunità la prospettiva di un cambiamento in senso socialista della società”.
“Risulta più facile presentare come inevitabili le politiche portate avanti da questo governo e da tutti quei partiti che direttamente od indirettamente lo sostengono: politiche di distruzione di un limitato ed inefficiente sistema di Welfare State per aumentare il controllo e il potere di Grande Capitale e banche sugli Stati e sull’intera economia. Noi del PCL continueremo e ci impegneremo sempre per sostenere, aiutare e difendere i lavoratori in lotta per il loro posto di lavoro cercando però sempre di mostrare come le politiche di concertazione e trattative con il padronato oggi non portano a nulla se non a false promesse, illusioni costruite attorno alla cassintegrazione, finte garanzie di ricollocamento che si concludono sempre con chiusure degli stabilimenti, delocalizzazioni, speculazioni edilizie sulle aree industriali opportunamente riconvertite, ricatti stile Marchionne”.
“Ferrania, Ocv, Fac, Cantieri Baglietto, Cartiera di Varazze e Cartiera di Murialdo, ex-Ciet, Bombardier, NuovaIsotermica e chi più ne ha più ne metta; oltre 1500 posti di lavoro a rischio senza considerare la situazione della Piaggio che viene costantemente messa in discussione per via delle infinite trattative sulle speculazioni da portare avanti nelle aree che verranno smantellate a Finale Ligure. Per non parlare poi dell’allarmante dato pubblicato dalla CGIL secondo cui la Liguria dal 2008 a oggi abbia già perso 5.859 posti di lavoro (-9,45%), con annesse famiglie legate a quegli stipendi, con 15000 cassintegrati di vario genere e oltre 6000 disoccupati in più (senza considerare sottoccupati e i cosiddetti ‘sfiduciati’)” conclude la nota.
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